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Intramontabile Chablis

Gli Chablis sono vini bianchi freschi e gentili, fra i più amati del mondo, resistenti al susseguirsi delle mode.

Gli Chablis provengono dalla regione omonima. Dal punto di vista viticolo quest’area, situata a nord-ovest di Digione, è considerata parte della Borgogna, ma il profilo gustativo degli Chablis si distingue decisamente da quello degli altri Borgogna bianchi. Guardando bene la carta geografica Chablis si trova a metà strada fra Borgogna e Champagne (decisamente staccata rispetto ai vigneti della Côte d’Or).

Come in Borgogna e come in Champagne, anche a Chablis l’uva bianca coltivata è lo Chardonnay. Sono 5.300 ettari di vigne, disposti in posizione collinare lungo le sponde del fiume Serein su terreni di un calcare antico soprattutto dell’epoca del Kimmeridgiano. Si tratta di calcare gessoso combinato con argilla, assai favorevole alla produzione di vini di razza. Questa zona gode di un clima particolarmente fresco, trovandosi sul limite settentrionale di coltura della vite. A Chablis è frequente difendersi dalle gelate primaverili accendendo focolai fra i vigneti per scongiurare la perdita delle gemme.

È chiaro che la maturazione qui è sempre una sfida e le uve mantengono livelli alti di acidità anche a maturazione completa. Il che si traduce in vini dai profumi freschi e minerali, dal gusto secco e talvolta tagliente, ma sempre gustoso e persistente. Nella maggior parte dei casi i vini sono vinificati solo in acciaio, proprio per mettere in evidenza il carattere peculiare di pura freschezza, che li distingue dagli Chardonnay della Côte d’Or o di altre regioni del mondo.

Certo non tutti gli Chablis sono uguali. I vigneti più alti del versante meridionale hanno suoli più recenti e sabbiosi e danno vita alla denominazione Petit Chablis: vini esili e semplici. Mentre l’appellation di livello comunale Chablis AOC è la più prodotta, ad essa sono destinati 3500 ettari. 800 ettari sono invece di categoria Premier Cru, distinti in 79 toponimi. Solo 100 ettari sono classificati Grand Cru ed è un unico vigneto. Per i vini Chablis Grand Cru è molto frequente la maturazione in legno, che li rende complessi e avvolgenti.

Gli Chablis su EURhorEKA!

CHARLY NICOLLE – Chablis Per Aspera 2019

Il domaine appartiene a una storica famiglia di viticoltori e négotiant. In Italia i vini del Domaine Charly Nicolle sono importati da Gaja. Il vino è ottenuto con una parziale vinificazione in legno e una sosta prolungata sui lieviti per raggiungere equilibrio e gusto fruttato.

BERNARD DEFAIX – Chablis 2019

BERNARD DEFAIX – Chablis 2015

BERNARD DEFAIX – Chablis Grand Cru Vaudesir 2020

Cantina familiare arrivata a gestire 25 ettari di vigneto. Lavorazioni artigianali e rispetto del territorio sono i punti forti. La gamma di vini è ampia, comprende Bourgogne bianco, Petit Chablis, Chablis Premier Cru e Chablis Grand Cru.

DOMAINE GUEGUEN – Chablis 2020

Una coppia di viticoltori, Céline e Frédéric, hanno fondato il Domaine Gueguen nel 2013. La cantina si trova a Chablis ma hanno vigne anche in altre zone della Borgogna. È un’azienda sostenibile in conversione biologica. Vinificazione solo in acciaio per esaltare la purezza varietale dello Chardonnay e del terroir di Chablis.

DOMAINE PATTES DE LOUP – Chablis Vent’Ange 2018

Vigneron di terza generazione, certificato biologico dal 2009, ha un approccio non-interventista, con lo scopo di produrre vini con bassi livelli di solforosa aggiunta e utilizzo di soli lieviti indigeni.

DOM. WILLIAM FEVRE – Chablis 2018

William Fèvre è uno dei produttori più rinomati di Chablis. Dal suo pensionamento nel 1998 ha ceduto il domaine allo Champagne Henriot (già proprietari della Bouchard Père et fils in Borgogna). Gli investimenti dei nuovi proprietari hanno elevato ancor di più la qualità e il prestigio degli Chablis di William Fèvre, per i quali si è sempre praticata una vinificazione in legno.

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Sardegna da amare

Non solo spiaggia e mare, ma anche vino. Parlando di vino la Sardegna cambia volto: è una zona arida e montana, con ambienti eterogenei, non sintetizzabili in un cliché. Si spazia dal granito della Gallura alle sabbie rosse del Sulcis, passando per le alte montagne dell’interno, la più alta delle quali è il Gennargentu.

Non temiamo smentite affermando che oggi la Sardegna è una delle regioni più eccitanti e stimolanti dal punto di vista enologico. La produzione negli ultimi decenni è diminuita considerevolmente, ma la qualità media è cresciuta di pari passo. Oggi in Sardegna si fa sempre meno vino ordinario e sempre più vini di pregio, grazie a una nuova mentalità e a una nuova generazione di vignaioli.

La nuova generazione di produttori sta facendo sul serio, senza scopiazzare il continente o le mode internazionali. I vini sardi di oggi sono vini moderni, affascinanti e soprattutto territoriali. Sono quanto di più si possa desiderare.

Vi presentiamo 3 nomi convincenti, più un grande classico. Sono vini disponibili nella cantina di EURhorEKA!

Cantina Giba

Fondata nel 2013 a Giba, nel Sulcis, si è dedicata a valorizzare il territorio, con il vitigno principe della zona: il Carignano. Questa uva, di antica origine spagnola, in Sardegna è considerata autoctona, perché coltivata da secoli e nel Sulcis cresce a piede franco su terreno sabbioso con alberelli a volte vecchissimi. Il Carignano del Sulcis Riserva “6 Mura” della Cantina Giba ha ricevuto più volte i 3 grappoli del Gambero Rosso. “Autentico e affascinante … ha un’estrazione tannica magistrale, il legno delle botti grandi non si sente minimamente e lascia spazio a frutto rosso e sentori di macchia … In bocca, nonostante l’alcolicità, l’apporto sapido/acido bilancia bene la beva e il finale è lunghissimo.” (Guida ai Vini d’Italia 2021 Gambero Rosso).

CANTINA GIBA – Carignano del Sulcis Riserva “6 Mura” 2017

CANTINA GIBA – Carignano del Sulcis Riserva “6 Mura” 2016

Tenuta Perdarubia

La cantina esiste dagli anni ’40. Il Cannonau da sempre è il suo punto forte. La sede si trova nel comune di Talana, all’interno della sottozona Nepente di Oliena della DOC Cannonau di Sardegna. Tenuta Perdarubia si distingue per i suoi vigneti molto vecchi coltivati a piede franco, inizialmente da Mario Mereu e oggi dalla terza generazione della famiglia. Il Cannonau nei vini di Tenuta Perdarubia esprime il suo carattere più autentico, che parla di Sardegna, anzi di Ogliastra. I numeri di Perdarubia sono: 20 ettari, 20.000 bottiglie annue divise fra 3 etichette. L’azienda ha sposato il regime biologico con tanto di certificazione.

TENUTA PERDARUBIA – Cannonau di Sardegna Riserva Perda Rubia 2018

TENUTA PERDARUBIA – Cannonau di Sardegna Riserva Perda Rubia 2019

Su Entu

È una giovane azienda nata a Sanluri, nel cuore della Marmilla, un territorio di dolci rilievi che si staccano dalla pianura del Campidano nel sud dell’isola. L’attività è frutto di un investimento recente della famiglia di Salvatore Pilloni. La costruzione della cantina è moderna e ispirata a principi di sostenibilità e integrazione ambientale. I vini vogliono valorizzare il territorio e le sue tipicità in chiave contemporanea. Su’ Nico è un Bovale in purezza, premiato con i 3 bicchieri dal Gambero Rosso. Mediterraneo o Su’diterra (l’etichetta è cambiata nel tempo, il vino no) è un assemblaggio di Cagnulari, Bovale e Monica, le tre uve tipiche del centro della Sardegna.

SU’ ENTU – Bovale Su’ Nico (Marmilla IGT) 2016

SU’ ENTU – Mediterraneo 2017 (Isola dei Nuraghi IGT)

Capichera

L’azienda non ha bisogno di presentazioni. Fondando Capichera ad Arzachena, la famiglia Ragnedda ha portato il Vermentino di Gallura nell’olimpo dei vini bianchi. Il vino portabandiera, il Capichera, è una vera e propria icona del vino sardo e si annovera fra le etichette di bianchi italiani di maggior successo. Il nome Capichera è legato alla regione della Gallura in provincia di Sassari dove le vigne affondano le radici nel granito e sopportano la spinta impetuosa dei venti di maestrale. Ma in queste condizioni quasi estreme, il Vermentino dà il meglio di sé.

CAPICHERA – “Capichera” Isola dei Nuraghi IGT 2019

CAPICHERA – Vermentino di Gallura DOCG “Vign’Angena” 2020

CAPICHERA – Vermentino di Sardegna DOC “Lintori” 2020

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Il risotto e il vino

Quale vino si abbina al risotto?

Già la domanda è formulata male, dovremmo chiederci: quali vini con quali risotti. Perché di risotti ce ne sono tanti: di pesce, di carne, di verdure, con funghi o tartufi, speziati, ecc. Ogni risotto incontrerà in un vino diverso il suo miglior abbinamento.

È pur vero che tutti i risotti hanno in comune il tipo di cottura, che li distingue da altre preparazioni a base di riso. Ogni risotto prevede una tostatura iniziale del cereale e una mantecatura finale. Il gusto è sempre tendenzialmente dolce, più o meno delicato, con consistenza cremosa e una patina di grassezza al palato.

Che sia di carne, di pesce, di verdure, di funghi o in bianco, ogni risotto ricerca nel vino freschezza! Bianchi giovani, maturati in acciaio, rossi con accentuata freschezza e tannini delicati, vini rosati, ma soprattutto vini effervescenti sono i migliori compagni di un risotto.

L’effervescenza rinfresca il palato ed è perfetta a riequilibrare il gusto dopo la cremosità di un risotto. Inoltre la struttura più semplice degli spumanti, rispetto a molti vini fermi, corrisponde alla delicatezza comune alla maggior parte dei risotti.

Ovviamente l’impiego di ingredienti come zafferano, tartufo e sapori forti ci faranno scegliere spumanti o Champagne ricchi, complessi ed evoluti. I risotti più semplici si accordano con spumanti più giovani. Quando la tendenza dolce si fa netta come nel caso di crostacei o ortaggi come la zucca, allora preferiremo quelle versioni di Metodo Classico con acidità vigorosa, mentre con ingredienti come carni e salumi, la struttura di un Blanc de Noirs o di un Rosé sarà preferibile.

Anche vini fermi si possono abbinare ai risotti, ma con le bollicine non si sbaglia mai!

Ecco qualche nostra proposta per accompagnare un risotto

CANTINA DELLA VOLTA – “Il Mattaglio” Brut per un risotto agli asparagi

CANTINA DELLA VOLTA – Christian Bellei Millesimato 2016 per un risotto ai funghi porcini

CANTINA DELLA VOLTA – Lambrusco di Sorbara DOC Rosé Metodo Classsico Brut 2017 per un risotto con speck e zucchine

FERGHETTINA – Franciacorta Satèn 2017 per un risotto alla parmigiana

FERGHETTINA – Franciacorta Extra Brut 2015 per un risotto agli scampi

MONSUPELLO – Brut per un risotto ai frutti di mare

MONTELLORI – Spumante Millesimato Pas Dosè – 2017 per un risotto ai carciofi

ABATE NERO – Trento DOC- Brut “Cuvée del’Abate” Riserva 2009 per un risotto al tartufo

REMI LEROY – Champagne Extra Brut per un risotto alle capesante

PIERRE PAILLARD – Champagne Extra Brut Grand Cru LES PARCELLES – per un risotto con zucca e salsiccia

BONNAIRE – Champagne Brut Grand Cru Blanc de Blancs TERROIRS per un risotto all’ortolana

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Nebbiolo Night.

Oltre al Barolo c’è di più!

Se il Barolo è il più famoso, ricercato, chiacchierato vino ottenuto da nebbiolo, gli altri non sono meno interessanti. Parliamo di Barbaresco, Langhe Nebbiolo, Roero ma spostandosi più a nord anche Valtellina, Gattinara e le altre denominazioni dell’Alto Piemonte. Sono tutti vini ricchi di fascino e personalità e sono anche accessibili e facilmente fruibili. Se non li conosci, allora non puoi perderti la Nebbiolo Night di EURhorEKA.

Il nebbiolo è un vitigno misterioso, complicato, esigente, anche selettivo ma dà vini di grandissima qualità, di cui è facile innamorarsi. Per questo abbiamo organizzato una “Nebbiolo Night”: una cena-degustazione dedicata a familiarizzare con il gusto del nebbiolo in tutte le sue diverse espressioni. Vogliamo confrontare diverse denominazioni di vini piemontesi – e non solo – a base di nebbiolo.

I 6 vini selezionati saranno affiancati da 6 preparazione dalla cucina. Il sommelier e degustatore Fabio Ceccarelli contribuirà ad animare la serata, che vuole essere conviviale, divertente e stimolante per i wine lover e gli appassionati di nebbiolo.

Scopriremo i principali territori di coltivazione del nebbiolo come la Valtellina, l’Alto Piemonte e le Langhe. Faremo un percorso geografico, ma anche temporale per concludere con un Gattinara di oltre 13 anni.

Appuntamento: mercoledì 29 marzo alle 20:15
all’Enoteca Vignanuova

Questi i vini che assaggeremo:

  • Valtellina Superiore Valgella Riserva Docg Carterìa SANDRO FAY 2017
  • Langhe Nebbiolo Doc Fralù BRUNO ROCCA 2018
  • Langhe Nebbiolo Doc GIOVANNI CORINO 2019
  • Roero Docg MATTEO CORREGGIA 2019
  • Barbaresco Docg BRUNO ROCCA 2018
  • Gattinara Docg CANTINE VALLANA 2009

Queste le proposte della cucina:

  • Mini-tartare con stracciatella e pomodoro semi-dried
  • Crostino con fegatini, cipolle e vino
  • Tagliolini all’anatra
  • Risotto al vino con formaggio locale fuso
  • Stracotto di maiale con prugne, cipolle e vino
  • Formaggi stagionati per finire

INFORMAZIONI PRATICHE

Mercoledì 29 marzo 2023 alle 20:15
presso Enoteca Vigna Nuova in Via dei Federighi, 3/R Firenze (ingresso anche da via del Moro)
Costo: 60 euro
Prenotazioni: wineclub@eurhoreca.it – tel. 392 3614035 

La partecipazione all’evento è riservata ai membri di EURhorEKA. Se non sei ancora iscritto puoi farlo gratuitamente: clicca qui.

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Grande esordio per il Brunello firmato Gorelli

Per chi non lo sa, Giuseppe Gorelli è un enologo celebre di Montalcino. La sua carriera vede collaborazioni con diverse aziende toscane, soprattutto del senese e del grossetano; fino al 2016 ha firmato tra l’altro i vini de Le Potazzine proprio a Montalcino. Conosce bene il sangiovese, lo ama e lo interpreta in chiave tradizionale, con maturazioni in botti grandi e uso di lieviti spontanei. Adotta un approccio poco interventista e sposa l’ideale della finezza più di quello della potenza dei vini.

Dal 2017 Giuseppe Gorelli ha una propria tenuta, un piccolo appezzamento di vigneti nell’alto della collina di Montalcino sul versante nord-ovest. Non sono vigneti qualunque, si badi bene, ma sono vigneti gestiti fino allora dalla cantina Lambardi, già celebre per la qualità dei propri vini. Grazie a questi vigneti Giuseppe Gorelli si è spogliato dei panni del consulente e ha iniziato a gestire il progetto enologico in completa autonomia, prendendo liberamente ogni decisione dalla gestione del vigneto alla commercializzazione dei prodotti. Ha creato una linea di etichette firmate Gorelli, fatta di piccole quantità di qualità eccellente. Le etichette comprendono un IGT Toscana, un Rosso di Montalcino DOC e un Brunello di Montalcino DOCG, tutte tre costituite da sangiovese in purezza.

Tanta era l’attesa per il suo Brunello, prodotto per la prima volta con la vedemmia 2018. Ha visto la luce solo a partire dal gennaio 2023, dopo il tempo di affinamento minimo imposto dal disciplinare della DOCG. Il Brunello di Montalcino 2018 è già tutto allocato, la cantina si è svuotata in un batter d’occhio. L’annata 2018 non è stata facile per colpa di un andamento stagionale instabile e soprattutto per piogge arrivate a ridosso dei giorni di vendemmia. Malgrado questo all’assaggio il Brunello di Montalcino di Gorelli è un capolavoro di eleganza e complessità. Veste il bicchiere di rosso carminio vivace. Porta al naso un bouquet floreale prima che fruttato, ricorda pesca, ciliegia, albicocca; profumi ben scanditi e intensi che si aprono ancora con essenze balsamiche e speziate, di anice stellato, chiodi di garofano, tabacco, sottobosco. Al palato lo distingue un tannino raffinato e setoso, che si allea con freschezza e salinità, creando una grande vibrazione ed una struttura slanciata. Si espande in lunghezza più che in larghezza, è saporito e destinato ad un lungo invecchiamento in bottiglia. Ma è già buonissimo così!

Del Rosso di Montalcino – che ha requisiti di affinamento più brevi – sono già uscite le annate 2018, 2019 e 2020. È un Rosso nient’affatto banale, quello di Gorelli, anzi vanta un’ottima struttura, una tensione di acidità e tannini preziosa insieme ad un impatto fruttato intenso. Pur essendo un vino giovane e subito godibile, ha tutti i presupposti per poter sostenere anche un invecchiamento in bottiglia.

L’IGT si chiama Brigo ed è il vino dalle piante più giovani, che danno uva meno concentrata, non idonea alla produzione di vini da lungo invecchiamento. Brigo è ottenuto da una vinificazione in acciaio senza utilizzo di botti di legno. Le uve vengono fatte fermentare con il 30% di grappoli non diraspati; al termine della fermentazione, dopo la svinatura, il vino svolge la fermentazione malolattica e riposa ancora circa un anno in acciaio per essere poi imbottigliato e pronto al consumo. È il Sangiovese dal gusto genuino e vivace, perfetto in ogni momento della giornata, ideale per un pubblico giovane e per un consumo spensierato e casual. In realtà è molto di più: esprime l’essenza del Sangiovese, senza contaminazioni del legno e del tempo: vive di grande purezza.


I vini di Gorelli su EURhorEKA!

GIUSEPPE GORELLI – Brunello di Montalcino DOCG 2018

GIUSEPPE GORELLI – Rosso di Montalcino DOC 2018

GIUSEPPE GORELLI – Rosso di Montalcino DOC 2019

GIUSEPPE GORELLI – Rosso di Montalcino DOC 2020

GIUSEPPE GORELLI – Brigo 2019 (Toscana IGT)

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Tutti i vini per il ragù di cortile

Per ragù di cortile s’intende un sugo a base di carni bianche, come gallina, faraona, tacchino, coniglio. Spesso è ottenuto con un misto di queste carni finemente tritate e impreziosite con odori ed erbe aromatiche. Quale vino si abbina meglio ad un siffatto ragù? Qual è l’abbinamento migliore per un ragù di cortile? Ce lo siamo chiesti e lo abbiamo provato! Ma prima di esporre la nostra conclusione, vi invitiamo a ragionarci su.

Il ragù di cortile

Le carni bianche non hanno la succulenza delle carni rosse, sono piuttosto delicate e cedevoli al morso dopo cottura, hanno un gusto gentile e sono poco succose. Sono anche pochissimo grasse e in cottura non creano untuosità importante. Per questo non si accompagnano con vini strutturati e tannici. 

Nella preparazione di un ragù di cortile, le carni sono cotte preferibilmente al tegame con un soffritto all’italiana, vengono quindi disossate e tritate per essere trasformate in una salsa, vengono sfumate con vino bianco e insaporite con erbe aromatiche. Facoltativo è l’utilizzo del pomodoro, spesso assente oppure usato in minima quantità, solo come legante.

Con questa salsa si condiscono primi piatti di pasta, che sia all’uovo (fettuccine, tagliatelle, pappardelle, garganelli) o no (pici, spaghetti, penne, farfalle). La masticazione richiesta è media e non sviluppa sugosità in abbondanza; prevale nell’insieme la sensazione di tendenza dolce, accompagnata da una apprezzabile aromaticità. 

Il vino adatto al ragù di cortile

Nella ricerca del vino occorre tener presente tre caratteristiche: media struttura, capacità rinfrescante e profumi. Il colore del vino? In questo caso è facoltativo: può andar bene un vino bianco di buona struttura, profumato, gustoso e saporito, oppure un rosso elegante, con tannini delicati e poco incisivi. Anche un rosato può calzare, se non troppo esile e – perché no? – una corroborante bollicina!

Ragù di cortile e vino bianco

Un vino bianco maturato in legno è proprio un’ottima scelta. La sua struttura può essere perfettamente concordante con quella del piatto. La sua freschezza ed eventuale sapidità sono compagne ideali della tendenza dolce. Un bianco evoluto può avere anche la persistenza gradita per bilanciare quella della salsa. Qualche esempio:

Ragù di cortile e vino rosato

Oggi si è affermata una tendenza di vini rosati tenui basati sulla tensione fresco-sapida con struttura minimale e basso livello alcolico. Sono ottimi da aperitivo o crudité. Nel caso di un piatto di pasta al ragù di cortile, l’opzione rosa ha senso se scegliamo dei rosati strutturati, con maggior forza alcolica, freschezza e salinità accompagnate da intensità aromatica e persistenza. Qualche proposta?

Ragù di cortile e vino rosso

La scelta di un rosso deve orientarci verso vini dalla struttura media e dalla forza tannica contenuta: vini dotati di potere rinfrescante ed eleganza di profumi. Vanno bene rossi giovani o rossi di media evoluzione, purché scorrevoli e raffinati. Ci vengono in mente la delicatezza di un Margaux, la raffinatezza di un Bourgogne o di un Pinot nero italiano, la mineralità di un Nebbiolo del nord, l’acidità di una Barbera, la vivacità di un Sangiovese giovane. Eccone alcuni:

Ragù di cortile e bollicine

Se la scelta di uno spumante per un primo di carne può sembrare azzardata, v’invitiamo a riflettere di nuovo sulle sensazioni gustative del piatto in questione. Sono sensazioni delicate, in cui prevale la tendenza dolce della pasta e delle carni bianche insieme a una discreta aromaticità. Sensazioni del genere richiedono un vino di media struttura e rinfrescante. Cosa vi è di più rinfrescante delle bollicine? Ovviamente per reggere l’abbinamento si preferiranno quegli spumanti che sono dotati di una certa struttura ed evoluzione. Come questi:

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A cena con i vini di Bordeaux

Nel mondo del vino Bordeaux è un punto di riferimento globale. I vini di Bordeaux sono il modello stesso di vino nel mondo. Non a caso i vitigni di Bordeaux sono considerati “internazionali”. 

Siamo sicuri di conoscerli? Quali sono le denominazioni di riferimento dei vini di Bordeaux? Perché alcuni vini di Bordeaux hanno prezzi stratosferici? Perché sono diventati etichette di culto, da collezione e da investimento? Ma soprattutto che sapore hanno i vini di Bordeaux? Quali sono le loro caratteristiche che li rendono diversi da altri vini?

Per rispondere a queste e altre domande, abbiamo organizzato una cena accompagnata da 6 grandi vini bordolesi: assaggeremo 6 Château, di 6 diverse denominazioni e diverse vendemmie. I vini saranno introdotti e commentati da Fabio Ceccarelli, sommelier professionista.

Impareremo a conoscere le caratteristiche dei diversi vitigni bordolesi: cabernet sauvignon, cabernet franc, merlot, sémillon, sauvignon blanc. Capiremo la differenza fra riva sinistra e riva destra, parleremo delle zone di produzione: il Médoc, il Libournais, les Graves. Incontreremo denominazioni comunali famose come Margaux, Saint-Estèphe, Pomerol, Saint-Émilion, Sauternes che sono diverse dalle denominazioni regionali come Haut-Médoc o Bordeaux Superieur.

Dopo questa serata, Bordeaux non avrà più segreti per voi!

L’appuntamento è per GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO al B Station. 

MENÙ
Tagliere misto del B Station
Vellutata di finocchio e liquirizia
Lasagnetta di pasta fresca con piselli e basilico
Polpette di carne morbida con patate “Cabrette” al timo
Blu di bufala

VINI
Château Lamothe-Bergeron Haut Médoc Cru Bourgeois 2018
Château La Gurgue Margaux 2019
Château Tronquoy-Lalande Saint Estèphe 1998
Château Fonroque Saint-Émilion 2016
Vieux Château Certan “La Gravette de Certan” Pomerol 2006
Château Piada Sauternes 2019

INFORMAZIONI PRATICHE

Giovedì 16 febbraio 2023 alle 20:30
presso B Station in Via Romana 126/R Firenze
Costo: 75 euro
Prenotazioni: eurhoreka@gmail.com – tel. 392 3614035

La partecipazione all’evento è riservata ai membri di EURhorEKA. Se non sei ancora iscritto puoi farlo gratuitamente: clicca qui.

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Il Chianti Rufina di Borgo Prunatelli

Borgo Prunatelli è una piccola fattoria nella Val di Sieve, ovvero quell’area che rientra nella sottozona “Rùfina” della più grande denominazione toscana: il Chianti DOCG.

Si tratta di una realtà storica, seppur di piccole dimensioni, la cui proprietà si estende in collina a oltre 400 metri sul livello del mare. La struttura è quella del tipico borgo rurale toscano, una volta gestito in mezzadria con una serie di poderi e una coltivazione promiscua di vite, olivo, cereali e tutto quello che serviva alla sussistenza familiare oltre che a fare economia agricola. 

Oggi a Prunatelli le cose sono cambiate, ma non tanto, si coltivano soltanto varietà autoctone. Il Chianti Rufina proviene da filari antichi, che oltre al Sangiovese (prevalente), comprendono anche piante di Colorino, Mammolo, Abrostine e Sanforte. Tutte le varieta vengono raccolte e vinificate insieme, come si faceva una volta. In altri termini, quello di Borgo Prunatelli è proprio il Chianti Rufina di una volta!

Non sei curioso di assaggiarlo?

BORGO PRUNATELLI – Chianti Rufina Riserva 2016


EURhorEKA! è il wine club dei professionisti. È rivolto al canale Ho.Re.Ca., aperto anche ai privati. Solo per iscritti.

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Il Nebbiolo del Nord

Nel libro avvincente “Il Mistero del Barolo” Giovanni Negri spiega come il Nebbiolo nelle Langhe ci sia arrivato solo in tempi relativamente recenti, mentre da secoli prosperava nelle aree vitate dell’Alto Piemonte. Si tratta delle province di Novara, Vercelli e Biella, ovvero della Val di Sesia. Quest’area una volta era interamente vitata, forse la più vitata del Piemonte, e i suoi vini erano rinomati ed apprezzati per la loro eleganza e la loro longevità.

Dunque il Nebbiolo dell’Alto Piemonte è il Nebbiolo delle origini, qui chiamato anche Spanna. Il clima dell’Alto Piemonte è fresco, siamo fra le Alpi e il Lago Maggiore; il Nebbiolo fatica a maturare perfettamente ogni anno; pertanto è pratica comune coltivarlo insieme a varietà complementari più precoci come la Vespolina, la Croatina e l’Uva Rara.

Il territorio della Val di Sesia dove insistono le denominazioni dell’Alto Piemonte ha anche un’origine geologica unica ed originale. Si è formato nella preistoria dall’esplosione di un grandissimo vulcano che è collassato portando in superficie proprio la caldera del vulcano. Ecco che le vigne insistono su terreni ricchi di porfido e rocce di origine vulcanica.

In queste condizioni il Nebbiolo si fa elegante, fine, fresco e soprattutto longevo. Le denominazioni più famose sono Gattinara e Ghemme, entrambe DOCG, ma accanto ad esse si trovano vini eccellenti nelle DOC Boca, Lessona, Bramaterra, Colline Novaresi, Coste della Sesia, Sizzano e Fara. Piccole denominazioni dal punto di vista quantitativo, sconosciute al grande pubblico e alla grande distribuzione, ma vi si trovano veri e propri gioielli, spesso a prezzi assai invitanti.

La cantina Vallana ha una storia di viticoltura in Alto Piemonte che risale al 1787. Di generazione in generazione si è specializzata nella produzione di vini da lungo invecchiamento a base di Nebbiolo. Con sede a Boca e vigneti in diverse zone, la cantina Antonio Vallana produce una gamma di etichette di grandissimo fascino.


I VINI DI CANTINE VALLANA SU EURHOREKA

Colline Novaresi Spanna 2016

Prodotto con Nebbiolo (90%) e Vespolina (10%), è un vino di medio corpo, da apprezzare anche nei primi anni dall’imbottigliamento. Si presenta rosso rubino tenue, sprigiona profumi di ciliegia, prugna e tabacco ed ha gusto fresco, sapido e persistente.

Boca 2015

Boca è la denominazione più alta del Piemonte, collocandosi fra 420 e 520 metri sul livello del mare. Il vino è un blend di Nebbiolo (70%) e Vespolina (30%) coltivati su suolo vulcanico ricco di porfido. Il vino matura in botti di legno per oltre 18 mesi. Ha colore granato luminoso, profumi floreali e fruttati corredati da spezie e cuoio. Gusto profondo, intenso, scorrevole, elegante.

Gattinara 2009

Vino potente e tannico, prodotto da Nebbiolo in purezza, coltivato su suolo vulcanico e maturato per oltre due anni in botti di legno. Il Gattinara ha una longevità impressionante. Si presenta con un colore rosso granato, con qualche lieve riflesso aranciato. Al naso dominano i sentori evoluti come tabacco, pelle e liquirizia che, dopo qualche minuto, si amalgamano a note più terrose e fruttate.


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Champagne Agrapart

Il territorio prima di tutto

Pascal Agrapart prende in mano l’attività di famiglia nel 1984. Da quel momento imprime una sterzata alla produzione seguendo una filosofia ben precisa: esprimere il territorio nel gusto degli Champagne. Compie una svolta radicale nella gestione dei processi produttivi in nome della sostenibilità. Bandisce pesticidi e sostanze chimiche; lavora il suolo per farlo “respirare”; si lascia guidare dalle fasi lunare nello svolgimento delle attività nel vigneto e delle pratiche di cantina; utilizza solo lieviti indigeni per la fermentazione dei suoi vini base. I migliori vengono inoltre affinati in botti di rovere.

Agrapart ha sede nella Côte des Blancs, la cantina si trova proprio ad Avize e la maggior parte dei vigneti nei comuni di Avize, Cramant, Oiry e Oger, tutti classificati Grand Cru. Coltiva Chardonnay per il 95% nei suoi 12 ettari di vigneto e la produzione si avvicina alle 100.000 bottiglie l’anno.

Pascal Agrapart è diventato un punto di riferimento della Côte des Blancs e le sue etichette sono amate e ricercate dagli wine lovers, al punto da diventare vere icone, seconde solo a Selosse. Vinifica le uve parcella per parcella. Le fermentazioni si svolgono in acciaio o in piccole botti di rovere, la malolattica è sempre svolta, i dosaggi sono bassi. Gli affinamenti sui lieviti sono lunghi, minimo 3 anni. L’anidride solforosa aggiunta è bassissima. Secondo la Revue du Vins de France, i prodotti di Agrapart esprimono al meglio la mineralità dello Champagne. Gli Champagne di Agrapart sono regolarmente premiati dalla guida Hachette e, come produttore, è annoverato fra le eccellenze del vino francese dalla Guide des Meilleurs Vins de France 2022.

Champagne Agrapart in pronta consegna per gli iscritti a EURhorEKA!

Champagne Extra Brut “Les 7 Crus”

È l’etichetta d’ingresso, prodotto con uve provenienti da 7 comuni, 5 nella Côte de Blancs, Avenay Val d’Or nella Grande Vallée e Mardeuil nella Vallée de la Marne.

Champagne Extra Brut Blanc de Blancs Grand Cru “Terroirs”

Ricco e complesso, prodotto solo con uve Grand Cru della Côte de Blancs.

Champagne Extra Brut Grand Cru “L’Avizoise” 2015

Un millesimato, proveniente solo dalle migliori parcelle ricche di argilla sui pendii del comune di Avize. Ha gusto generoso ed espansivo.


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